Dal 2 novembre scorso Pierre Bergé, Xavier Niel e Mathieu Pigasse – detti BNP – sono i nuovi azionisti di maggioranza di Le Monde. I giornalisti perdono così la proprietà del gruppo, garanzia della loro indipendenza. Nonostante lo shock culturale, l’accoglienza che riservano a BNP è conciliante. Addirittura euforica nel caso di Eric Fottorino, direttore e amministratore delegato del quotidiano, che il 4 novembre dà annuncio ai lettori dell’avvenuta rivoluzione. Nel suo articolo traccia un bilancio negativo degli ultimi dieci anni di gestione societaria – quella del suo predecessore Colombani – e quanto al calo delle vendite non risparmia critiche alla redazione, rea di aver «preso i propri eccessi per un’espressione di indipendenza, mentre non erano che insignificanza». Nella colonna a fianco, proprio una lettera della società dei redattori (Sdr). Che si dice pronta ad un rinnovamento, definisce il passaggio di mano «inevitabile», visti i bilanci, e ricorda le sue conquiste: aver conservato una quota di controllo (il 33%) e fatto sottoscrivere a BNP un manifesto etico e deontologico, che avrà valore statutario.
Eric Fottorino (50), giornalista e scrittore. Direttore di Le Monde dal 2007, l'anno successivo diventa anche presidente del direttorio, cioè vertice esecutivo dell'azienda
Stessa data, stessa pagina, anche un messaggio dei nuovi proprietari. Il titolo è eloquente: Monde nouveau, nouveau “Monde”. I tre azionisti si impegnano a preservare l’autonomia editoriale del giornale, ma affermano anche che l’«indipendenza economica» ne è condizione necessaria e che il loro obiettivo è di «rinnovare con la redditività». Parlano della necessità di investimenti freschi, dell’importanza del web, di ritmi di lavoro diversi e di un nuovo patto sociale con il personale, che invitano ad una «mobilitazione senza precedenti».
Michael Boukobza (32), il “Bazooka” chiamato a raddrizzare i conti del quotidiano
Fuor di retorica, un’esortazione a stringere i denti. La priorità è infatti un drastico ed immediato taglio delle spese che riporti già dal 2011 il bilancio in pareggio. Per realizzarlo i tre si affidano ad un cost-killer esterno, il trentaduenne Michael Boukobza, enfant prodige della finanza francese. Un uomo di fiducia di Xavier Niel, suo braccio destro a Free dal 2000 al 2007. L’incarico non è retribuito: Boukobza lo accetta, dicono le voci, per pura amicizia nei confronti del suo vecchio capo. La decisione con cui vi si dedica lo rende in pochi giorni spauracchio della redazione e gli vale l’eloquente soprannome di “Bazooka”. Finiscono nel suo mirino tutte le voci di spesa, a cominciare dai contratti con i fornitori. Ma a creare più malumore sono i tagli ai privilegi dei giornalisti, finora i più coccolati di Francia. Primo: meno auto di servizio. Ce n’erano circa 40 a Le Monde, molte con conducente. Rimarranno in garage. Secondo: maggiore controllo sulle note spese. D’ora in poi i redattori dovranno comunicare i nomi delle persone con cui pranzano. Per spostarsi a Parigi useranno i servizi pubblici: niente più taxi durante il giorno, salvo quelli per gli aeroporti. E ancora, i soggiorni in hotel superiori alle due notti dovranno essere approvati dall’ufficio contabile, non solo dal capo sevizio. Misura, quest’ultima, percepita come un’intrusione nell’autonomia editoriale, visto che potrebbe limitare le missioni degli inviati. Infine, sforbiciate anche per la dirigenza: l’ufficio di Fottorino è troppo spazioso, lo dovrà condividere con il suo vice, David Guiraud.
Sacrifici necessari, considerata la situazione finanziaria del gruppo. Ciò che irrita il vecchio esecutivo è piuttosto il metodo di BNP. Che preferiscono chiamare un consulente esterno come Boukobza, anziché lavorare con il management in carica, come promesso al momento dell’insediamento. Martedì 7 dicembre Fottorino manda una lettera a Louis Dreyfus, consigliere “in quota” Pigasse, esprimendo tutto il suo risentimento per il «tradimento» dei nuovi proprietari, in favore dei quali aveva osato sfidare la volontà di Sarkozy. Si definisce «vittima di una persecuzione morale» e ipotizza che l’obiettivo di BNP sia spingere lui e Guiraud alle dimissioni, in modo da liberarsene senza dover loro pagare alcuna indennità di licenziamento.
La lettera è inviata per conoscenza a tutti gli azionisti del gruppo ed è subito ripresa dai maggiori organi di informazione francesi. È la fine dell’idillio. Il 15 dicembre si riunisce per la prima volta il nuovo comitato di sorveglianza di Le Monde SA e sotto la regia di BNP attua un vero e proprio colpo di mano. L’obiettivo è rivoluzionare il management dell’azienda, ma il punto non è all’ordine del giorno. Louis Schweitzer, presidente del comitato dal 2007, dà le dimissioni, dichiarando di «non approvare i metodi utilizzati». Gli succede ipso facto Pierre Bergé mentre Gilles van Kote, presidente della società dei redattori, è nominato vice-presidente. Il comitato prende quindi atto delle dimissioni del direttore generale Guiraud, e vista la «divergenza di vedute con il direttorio» rimuove Fottorino dalla presidenza, sostituendolo con Louis Dreyfus. Un uomo di stampa, ex direttore di Libération e del Nouvel Observateur. Ma soprattutto stretto collaboratore di Pigasse, del cui settimanale, Les Inrockuptibles, è caporedattore.
A non essere chiara in questo episodio “burrascoso”, come qualche commentatore l’ha definito, è la posizione dei giornalisti. I quali hanno formalmente condannato l’operato dei nuovi proprietari, ma non con la decisione che sarebbe stato lecito attendersi. I consiglieri del Polo d’indipendenza non hanno preso parte alla votazione per la destituzione di Fottorino, non essendo questa prevista nell’ordine del giorno. Inoltre hanno emesso un comunicato, chiedendo che «simili procedure non vengano più applicate in futuro». Nella stessa occasione però Gilles van Kote, espressione dei redattori, ha accettato la vice-presidenza del consiglio di sorveglianza. Rassegnazione per un’indipendenza ormai persa o semplice realismo? Non bisogna dimenticare che è solo grazie ai 10 milioni donati loro da Pierre Bergé che i giornalisti hanno potuto conservare la loro partecipazione azionaria nel gruppo.
Il grande sconfitto in questa vicenda è dunque Fottorino. Rimane per il momento direttore del quotidiano, ma i suoi
Sylvie Kauffmann (56), direttrice di redazione a Le Monde, è stata corrispondente dagli Stati Uniti e dall’Asia
giorni sono contati. A partire da lunedì 10 gennaio un comitato di selezione ristretto, composto da Bergé, Van Kote e Dreyfus, organizzerà una serie di incontri per trovare il suo successore. Intervistato da France Culture, Pierre Bergé ne ha tracciato il profilo ideale: un giornalista indipendente, di preferenza quarantenne, attento alla politica internazionale, conoscitore di internet e delle nuove tecnologie. Al momento le candidature pervenute sono otto. Cinque interne: Sylvie Kauffmann, attuale direttrice della redazione, e i giornalisti Arnaud Leparmentier, Rémy Ourdan, Olivier Biffaud e Jean-Michel Dumay. Una “di famiglia”: Claude Leblanc, redattore capo del Courrier International, parte del gruppo Le Monde. E tre esterne, su cui per volontà degli interessati viene mantenuto il riservo. Sembra tramontata quella di Christophe Barbier: l’attuale direttore di redazione del newsmagazine L’Express, che le prime indiscrezioni avevano dato in corsa, ha smentito il suo interessamento. Il nome definitivo sarà indicato verso fine gennaio. Passerà quindi al vaglio dei redattori, che lo dovranno approvare con una maggioranza del 60%. Anche per questo non va esclusa l’ipotesi di un ticket, che associ un giornalista del quotidiano, per assicurare la continuità, ad un esterno, meglio se quarantenne, capace di innovare. In ogni caso la designazione sarà un momento decisivo per verificare lo stato delle relazioni tra proprietà e redazione, e fornirà una chiave di lettura più chiara su quanto successo in questi mesi.
Portata a termine la rivoluzione societaria, il consiglio di sorveglianza del 15 dicembre ha anche esaminato il budget 2011. «Una tappa cruciale», secondo i nuovi proprietari, questa si all’ordine del giorno. Il 2010 dovrebbe chiudersi con un passivo contenuto a circa 3,6 milioni di euro, l’obiettivo è riacciuffare il pareggio già dall’anno prossimo. Grazie all’aumento di 10 centesimi del prezzo per copia, portato a 1,50 euro, e ai tagli alle spese firmati Bazooka. Quindi sarà il momento di investire. BNP hanno dichiarato che «i fondi saranno concentrati sui progetti decisivi per lo sviluppo del gruppo». Quali siano, ancora non è chiaro, ma se ne saprà di più nei primi giorni di gennaio, quando il piano industriale sarà presentato ai dipendenti. Le questioni aperte sono diverse. Le Monde Imprimerie, stamperia del gruppo, fortemente indebitata e con un parco macchine molto vecchio. La distribuzione del quotidiano, che esce nelle edicole parigine verso le 16, ma arriva nel resto della Francia solo la mattina dopo, con notizie ormai vecchie. E poi l’organizzazione delle pagine, modificata da Fottorino e poco amata dai lettori. Se ne discuterà con il nuovo direttore.
Infine c’è internet, il tema su cui più di ogni altro gli editori, Le Monde SA come gli altri, giocano il proprio futuro. Qualche novità è già trapelata: si lavorerà all’integrazione tra i formati, facendo convergere lemonde.fr sotto l’autorità della redazione. Certo, bisognerà convincere i giornalisti della carta a scrivere online: non è facile, De Bortoli ne sa qualcosa. Anche per questo il nuovo direttore dovrà avere familiarità con i nuovi media. Qualche consiglio glielo darà certo Xavier Niel. Con la sua conoscenza della rete, il patron di Free potrebbe portare la testata all’avanguardia nella valorizzazione (e monetizzazione) del proprio sito. Un ambito in cui Le Monde ha adottato finora una strategia incerta. Lasciando all’inizio accesso gratuito a tutti gli articoli, salvo poi fare parziale marcia indietro. Ma non aderendo, unico tra i maggiori quotidiani e magazine francesi, ed e-Presse Premimum, un innovativo progetto di edicola online in cui le testate dovrebbero vendere in comune i propri contenuti.
L’arrivo di una logica manageriale, in una società che a lungo se n’è considerata esentata, è una novità positiva: «Non è perché siamo di sinistra che non dobbiamo occuparci di conti», ha detto Pierre Bergé nella già citata intervista a France Culture. Bergé, Niel e Pigasse sono imprenditori e fanno bene a ricordare che la solidità economica è condizione necessaria per una reale indipendenza. Ma necessario non significa ancora sufficiente. Sapranno salvaguardare l’autonomia della redazione, caratteristica che ha reso Le Monde una voce così autorevole? E i tagli alle spese non faranno abbassare la qualità del giornale? On va voir, si vedrà.